FRANCO CARLINI
In Europa pochi se ne accorgeranno, perché pochi la usano, ma la notizia è comunque interessante: sia O2, operatore inglese di telefonia mobile, che l’australiana Telstra hanno deciso di abbandonare la tecnologia i-mode, di origine giapponese, che rende possibile navigare sul web con i telefonini. Quel sistema ha avuto un grande successo solo in Giappone, dove è nato, raccogliendo molti milioni di utenti, ma la sua esportazione ad altri contesti (in Italia lo adottò Wind) è stata un quasi fallimento. Il suo guaio è che si tratta di un ambiente chiuso, dove gli utenti possono navigare quasi esclusivamente verso i siti certificati e scelti dall’operatore telefonico. E’ il sistema del giardino chiuso e ben recintato (walled garden) che con qualche ingenuità anche altri operatori telefonici hanno proposto nei primi anni del web mobile. A ciò si aggiunga che lo standard giapponese era assai poco standard, richiedendo software specifici e telefonini fatti su misura. Dunque addio senza rimpianti: è uno di quei casi in cui il mercato (ovvero i consumatori) ha votato, bocciando ciò che non piace, o che serve poco, o che è troppo complicato.
Sempre nei giorni scorsi Vodafone Italia ha delineato le sue promesse per l’autunno. In una lunga conversazione con Affari e Finanza di Repubblica, il direttore generale Paolo Bertoluzzo ha detto che l’era dell’internet mobile è infine cominciata: i clienti lo vogliono e le tecnologie infine sono mature e robuste.
Sul fronte dei consumatori, in effetti, tutti gli operatori cellulari vedono crescere nelle loro statistiche la percentuale di «traffico dati», e cioè dei bit che portano informazioni, rispetto a quelli delle telefonate vocali. Il fenomeno dunque è già in atto – per Vodafone rappresenta ormai il 18 per cento del fatturato. Il futuro immediato è lì, ma questo non significa ancora una vera esplosione, perché ci sono diversi i tasselli che devono andare a posto.
Intanto gli apparati utente, in pratica i telefonini: quelli davvero adatti alla navigazione mobile sono numerosi, ma non tantissimi. Hanno dei limiti tecnici (spesso anche dei veri e propri bachi) e costano molto, attorno ai 500-600 euro. Si può fidare che nel giro di qualche anno costeranno la metà e saranno migliori, ma per ora chiedono una spesa elevata. L’arrivo dell’iPhone della Apple (che pure di limitazioni tecniche ne ha assai) certo sta accelerando lo sviluppo di altri prodotti concorrenti e di qualità. Si tengano d’occhio le Samsung e le Nokia, ma anche alcuni marchi meno noti come iPaq e Htc. Lo stesso iPhone, abbinato alla rete cellulare americana di At&t va mostrando le sue debolezze quanto a connettività.
Secondo tassello, i piani tariffari. Molti ancora propongono delle tariffe a consumo e cioè proporzionali al tempo di collegamento o ai byte scaricati, ma non può essere questa la strada definitiva in un mondo dove i navigatori web sono abituati, in casa e in ufficio, ad abbonamenti piatti (flat), con cui sono sempre in rete, senza limiti di tempo né di volumi. Ovvio che anche dai cellulari si aspettino la stessa modalità, magari essendo disposti a pagare un «premio» per il servizio in mobilità, ma certo non eccessivo. Gli uomini e le donne del marketing sono lì al computer, con le loro tabelle elettroniche segretissime, a cercare il punto di equilibrio tra domanda e offerta e la sua dinamica nel tempo. La tendenza inevitabile, vista la concorrenza, è che scendano i costi dell’aDSL su linea fissa e che, in parallelo diminuiscano anche quelli delle connessioni mobili. Quando e quanto è tutto da vedere.
Terzo, la banda disponibile, che comincia (ma appena comincia) a essere adeguata, via via che le tlc potenziano le loro reti cellulari: è un percorso in crescita continua da Gps a Gprs, Umts, Hspa eccetera, e gli operatori italiani promettono per natale una larga copertura del territorio con i più veloci protocolli di trasmissione e ricezione. Ma molti dei nuovi supercellulari già offrono altre connessioni, in particolare quelle tipo Wi-Fi che in Europa e in Italia non sono sviluppatissime, ma che anche qui crescono: antenne sul territorio che fanno da «punti caldi» (hot spot) da cui entrare in rete a pagamento, ma in molti casi anche gratis, grazie a scelte sociali di comuni e enti locali. Il fenomeno è particolarmente esteso negli Stati Uniti, anche in rapporto alla relativa arretratezza e caoticità delle reti Usa di telefonia mobile. In ogni caso reti cellulari e reti Wi-Fi, in competizione tra di loro, permetteranno agli utenti di decidere come collegarsi all’internet. Software opportuni potranno farlo automaticamente, scegliendo in ogni luogo coperto da due o più reti, quella che offre il migliore rapporto prezzo-prestazioni. Questo è un terreno di conflitto nuovo tra gli operatori di telecomunicazione. La mossa più «a rischio» la sta facendo in America T-Mobile che offre la possibilità di saltare dalle reti cellulari a quelle WiFi, anche dentro casa, così mescolando a beneficio degli utenti le due tecnologie.
I contenuti e i servizi: l’idea della televisione sul cellulare sta rapidamente perdendo appeal. Non è andata bene con i Mondiali di calcio e tuttora il consumo di formati da televisione classica sul minischermo langue. Sarà una fetta del mercato, non necessariamente la più usata e redditizia, e dunque le Rai e le Mediaset non si facciano troppe illusioni di riciclare wireless i loro magazzini, magari un po’ riformattandoli e reimpacchettandoli. Non hanno e non avranno successo perché diverso è l’atteggiamento mentale e cognitivo quando ci si trovi sul divano o alla fermata d’autobus. Servono altri format, altre modalità di interazione e sono tutte da inventare per «prove ed errori».
Sul tema si sono tenuti qualche centinaio di convegni mediamente inutili, e ci torneremo. Per ora accontentiamoci di una formulazione sintetica: il cellulare web deve offrire – senza barriere né ostacoli – tutte le cose che già ora la rete contiene (una sconvolgente abbondanza di informazioni e servizi), ma anche, e in più, nuovi servizi adeguati alla vita erratica. Soprattutto deve esaltare quelli che finora (con la voce e gli Sms) sono stati i grandi fattore di successo dei cellulari, ossia la assoluta facilità d’uso, a prova di vecchietti e di bambinetti, e la totale abilitazione a relazioni da persona a persona. Si spera insomma in una convergenza tecnologica che a sua volta riunifichi i pregi migliori dell’internet e delle reti cellulari: abbondanza di informazioni e di idee, senza confini, relazioni da molti a molti, ma anche personalizzazione delle relazioni stesse, all’istante. Non per caso insieme agli sms dilagano anche tra i meno giovani, i messaggi istantanei. Si pensi dunque a un ambiente unico dove posta elettronica, Instant Messaging, telefonate digitali e navigazioni per il mondo siano tutte possibili da un’interfaccia unica e gradevole. In rete cose del genere le offre già Google, con pagine scarne ed essenziali che diventano un valore aggiunto. Presto le avremo in tasca.