di Franco Carlini
I dati disponibili parlano di un vero e proprio fallimento, quello degli Mms, i Multimedia Messaging Service che, nelle intenzioni degli operatori di telefonia cellulare, avrebbero dovuto sostituire i brevi messaggi di testo (Sms) facendoli multimediali: non più dunque solo parole scritte nel breve spazio di 160 caratteri, ma anche immagini digitali e perché no, suoni e parole. Un’indagine del gruppo di consulenza Gartner ora segnala che, a quattro anni dal loro lancio, le cifre del traffico Mms sono minime, al limite dell’insignificante: i messaggi multimediali spediti dagli utenti dell’americana Sprint sono stati, nel primo trimestre dell’anno, solo 6 a testa, poco più di 3 quelli di Verizon (anch’essa americana), due e qualcosa quelli di Sfr Francia e poco sopra l’uno quelli di Tim. Vodafone non ha fornito i propri dati. Ben 100 invece i messaggini a persona di Tim, nello stesso periodo, e addirittura 313 quelli di China Mobile. Insomma, un vero disastro multimedia, che contribuisce a rendere vieppiù negativo il bilancio della telefonia di terza generazione (3G). Per un certo tempo si è creduto che lo scarso utilizzo dipendesse dalla poca diffusione dei telefoni dotati di prestazioni fotografiche e di collegamenti Gprs (la tecnica che ne permette invio e ricezione a banda un po’ più larga), ma ormai non è più così: quasi tutti i cellulari, anche quelli economici sono anche dei camera phone. E allora? I motivi del fallimento sono molteplici: per un verso è una questione di costi che, malgrado gli sforzi promozionali, sono rimasti alti e così le persone fotografano sì ogni concerto o spiaggia dove siano, ma poi non spediscono; semmai scaricano sul computer e poi fanno una bella e-mail gratuita agli amici. Ma forse c’è qualcosa di più profondo: i due linguaggi, quello delle parole e quello delle immagini (in questo caso fotografiche) sono simili e tuttavia anche assai diversi e trascinano con sé diverse forme di relazione tra le persone: i messaggini restano deliziosamente personali, talora intimi, e comunque strettamente legati al dialogo con un altro/a e da questa caratteristica deriva il loro sconvolgente successo pur essendo così “poveri” e tecnologicamente rudimentali. Le foto sono più ricche di informazione del testo, ma raccontano il mondo fuori di me, non di quello che io, mittente, penso e voglio comunicare. Il mio sorriso è comunque congelato, e allora un 🙂 risulta persino più caldo.