di Franco Carlini, il manifesto 10 ottobre 2006
Scendere dal satellite per correre sulla fibra. Questa la strategia che il magnate dei media, Rupert Murdoch, sta percorrendo con determinazione in tutto il mondo. Il suo problema nasce soprattutto in America dove la televisione dal satellite non è mai dilagata davvero perché lì tante case sono storicamente allacciate al cavo di rame coassiale, la cable Tv, mentre gli operatori telefonici, a loro volta, si stanno attrezzando per dare la Tv sulla fibra ottica o almeno sulla super aDSL. Strizzato tra i due, il satellite rischia di diventare secondario, almeno nei paesi ricchi. Dunque, decise il magnate, si proceda per alleanze con chi abbia già reti fisse con una banda larga e affidabile. E’ questo il senso dell’accordo annunciato ieri con la milanese Fastweb. Di per sé non c’è nulla di eccezionale, dato che le due società promuoveranno ognuna anche i servizi dell’altra (le bollette restano separate) ma il totale dei due mercati, che per ora non sono troppo sovrapposti, potrebbe virtuosamente risultare superiore alla somma dei singoli fattori. Altro che tartaruga che va tranquillamente veloce, come da spot televisivo di Valentino Rossi: Fastweb, che ha conosciuto negli anni scorsi numerose difficoltà finanziarie e che molti investitori impazienti hanno giudicato una vera delusione, si rivela gazzella agile, tuttora avanti di uno o due anni rispetto agli altri. I quali non per caso la corteggiano e cercano accordi per appoggiarsi su quella preziosa infrastruttura. Il mese scorso fu Vodafone Italia a stringere con lei un patto per un’offerta congiunta tra telefonia fissa e mobile e tra i rumors, per ora non motivati, ci furono anche quelli di una possibile acquisizione dell’intera Fastweb da parte della virgola rossa di Vodafone in cerca di punti di appoggio fissi e larghi. Il modello fast è stato da molti indicato come un prototipo di quello che nel futuro imminente, diciamo 5 anni, tutte le reti dovranno diventare (le famose Next Generations Network): tecnologia in fibra fin sotto o dentro casa e trasmissione con modalità alla Internet di tutti i possibili contenuti come tv, film, normali chiacchiere telefoniche e servizi web.
Come noto anche Telecom Italia negoziò con Murdoch una cessione di diritti sui suoi contenuti multimediali nel famoso incontro navale del 7 settembre scorso, che poi naufragò nella bufera tra Prodi e Tronchetti. Va detto, in ogni caso, che la rete di Fastweb, anche se raggiunge un numero molto minore di clienti, è più adatta a convogliare contenuti televisivi, almeno per le sue linee in fibra ottica. E l’accordo con Telecom Italia, assicurano quelli a conoscenza della trattativa, si arenò non tanto per colpa del fatal Rovati, consigliere di Prodi, quanto sulla questione della “proprietà” e controllo dei clienti: l’interesse di Murdoch infatti non sta tanto nell’incassare un po’ di royalties per i filmati della sua Fox, quanto nel poter accedere direttamente ai profili dei clienti per essere con loro in contatto promozionale e commerciale.