Come se non avesse abbastanza problemi di immagine e di credibilità, Telecom Italia si è infilata in altro brutta grana che la sta portando diritto al tribunale civile di Milano e davanti all’Autorita per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom).
I fatti: da dieci giorni Totti e Gattuso si aggirano per gli spot televisivi suggerendo a una bella ragazza, e a tutti i clienti di linea fissa di Telecom Italia, non solo di staccare la spina della linea di casa, ma anche di portarsi al seguito, sul proprio cellulare, il vecchio numero telefonico. Il servizio si chiama Vodafone Casa, Opzione Numero Fisso. In pratica tutte le telefonate in arrivo sul fisso finiranno sul telefono mobile indicato dall’abbonato il quale da casa sua (e nella cella che lo comprende) riceve le chiamate al vecchio numero. Per telefonare in uscita il cliente Vodafone spende 10 euro di canone mensile, ma da quel telefonino e in quella cella, può fare 1500 minuti di telefonate pagando solo lo scatto alla risposta di 15 centesimi. Il nuovo servizio, che l’amministratore delegato di Vodafone Italia Pietro Guidani, la settimana scorsa ha presentato come una svolta «che passerà agli annali» (vedi i dettagli come descritti da Bruno Perini: https://chipsandsalsa.wordpress.com/2006/10/27/guerra-in-linea-strategie-vodafone) è certamente micidiale perché raccoglie ed esalta un costume ormai assai diffuso tra gli italiani: come spiega Valerio Zingarelli, uno dei più grandi esperti di telefonia cellulare, già nella squadra che fece il successo di Omnitel, il 75 per cento delle telefonate cellulari «parte in house», da un appartamento o da un ufficio. L’offerta mira dunque al mercato di massa: 20 milioni di utenze Telecom che, utilizzando il cellulare, non hanno più bisogno del telefono fisso se non per fatti storici, dato che amici e conoscenti hanno quello come punto di riferimento e di contatto. Non interesserà invece i clienti che la linea fissa se la tengono per avere un collegamento Internet veloce: le proposte Internet di Vodafone infatti sono ancora troppo costose e la velocità sovente risulta assai bassa. Qui Vodafone ha ancora della strada da fare e il recente accordo con Fastweb è forse solo un primo passo verso una banda davvero larga.
Dunque la campagna di Vodafone è in corso e le prenotazioni al nuovo servizio già arrivano, ma all’improvviso Telecom Italia, ha deciso di negare la possibilità di trasferire i vecchi numeri fissi ai clienti di Vodafone. Eppure il Codice delle Comunicazioni Elettroniche obbliga agli operatori, e a maggior ragione a quello dominante, a garantire l’interoperabilità delle reti. E chiede alla stessa Telecom di attivare lo sganciamento e la nuova interconnessione dei suoi clienti che vogliano passare a un altro fornitore come Tiscali, Fastweb, Tele2 e, perché no, Vodafone, la quale dal 1999 ha una licenza di rete fissa, anche se fino ad ora non aveva approfittato di questa possibilità.
Probabilmente l’ex monopolista proverà a sostenere che è sì obbligata a passare i numeri e i clienti ai concorrenti, ma solo da fisso a fisso, mentre non rientrerebbe nei suoi obblighi quello di deviarli sulla rete cellulare. La tesi, specialmente in tempi di convergenze tecnologiche e di molteplicità di reti con e senza fili, su fibra e su rame, appare decisamente retrograda e poco sostenibile, ma intanto, ancora una volta, una competizione sui servizi, che tutti dicono di auspicare, finirà in sentenze e appelli.
Con la sua proposta Vodafone in sostanza ha inventato una forma originale di convergenza fisso-mobile, dove è il primo ad agganciarsi al secondo, anziché essere il cellulare che da casa viene servito da una rete fissa; tale era la proposta «Unico» di Telecom Italia, che l’Agcom nella primavera scorsa bloccò perché non replicabile dai concorrenti. Agli abbonati Telecom veniva offerto un centralino di casa, collegato al doppino telefonico di modo che all’interno dell’abitazione più telefoni cellulari sarebbero passati attraverso di lui, senza fili, con collegamento locale WiFi, per telefonare verso l’esterno. Unico appunto il piano di abbonamento e la bolletta Telecom più Tim. Il centralino o hub casalingo avrebbe fatto anche da modem per i collegamenti veloci all’internet.
Il «boicottaggio» praticato dell’ex monopolista è anche autolesionista perché in un momento in cui tutti la criticano, ripropone un atteggiamento «prepotente». Si noti che Guido Rossi è salito alla presidenza di Telecom Italia avendo tra i suoi obbiettivi più evidenti proprio quello di migliorare i rapporti con l’Agcom e arrivare a soluzioni concordate. ma sta succedendo proprio il contrario. Oppure potrebbe essere vero esattamente il contrario: Telecom Italia potrebbe aver scelto la strada del conflitto per avere uno strumento di pressione e di scambio con l’Autorità per le Comunicazioni. Rallentare la pericolosa irruzione di Vodafone nel suo terreno protetto e contemporaneamente utilizzare questa diatriba per ottenere un atteggiamento favorevole dall’Autorità alle sue proposte di convergenza fisso mobile con Tim.