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I «punti caldi» della penisola

Posted by franco carlini su 30 novembre, 2006

Patrizia Feletig

Crescono nelle città d’Italia le antenne Wi-Fi per andare in rete da panchine e piazze. E’ Roma la città più attiva, ma anche molti piccoli comuni si danno da fare. Emerge l’idea che l’accesso universale sia ormai un bene pubblico da garantire.

In giro per le vie cittadine è possibile navigare, scaricare, e persino telefonare in modalità Voip, gratuitamente. Basta trovare un punto caldo (hot spot) che nel giro di qualche decina di metri sia pronto a ricevere e trasmettere bit: è collegato con un cavo alle rete, ma i terminali circostanti possono agganciarsi senza fili. La tecnica di trasmissione usata è quella detta Wi-Fi (Wireless Fidelity) tecnicamente lo standard Ieee 802.11, in una delle sue varianti. Un hot spot crea una rete locale (WLan) senza cavi, con antenne a bassa potenza, alla quale si possono collegare più utenti, senza interferire tra di loro, per connettersi al web, alla intranet della propria azienda o alla rete civica locale. Molti privati hanno la loro Wlan in casa e basta passeggiare sotto i palazzi con un Pc acceso e predisposto per accorgersi della loro presenza. Talora non sono protette da password e barriere elettroniche e allora è possibile scroccare un accesso; attività quest’ultima abusiva, anche se la fattispecie di reato non è chiarissima.

Esistono comunque delle alternative lecite e pubbliche per navigare in rete senza fili. Per esempio chi abbia un abbonamento residenziale con Tin.it o Alice di Telecom Italia può usare i suoi hot spot gratuitamente fino al 31 dicembre. La loro ubicazione è ricavabile dalla pagina hot-spot dove vengono riportati tutti i link citati in questa pagina.

Un altro modo è cercare un locale pubblico che sia dotato di un sistema Wi-Fi e offra il servizio gratuitamente ai suoi clienti. Sulla stregua del successo registrato in America dalla catena di caffè Starbucks e dai fast food Mc Donald’s, sono in aumento anche in Italia gli esercizi come bar, palestre,hotel, stabilimenti balneari, centri di estetica, ecc. che offrono connessione wireless a banda larga assieme al panino, alla ceretta o al pernottamento. Un elenco si trova sul sito free-hotspot.com.

Se tuttavia gli indirizzi dei luoghi fisici dove è possibile collegarsi senza fili non coprono il vostro raggio d’azione e siete disposti a pagare un gettone per la connessione, spulciate l’anagrafe di tutti gli hot spot privati (gratuiti e a pagamento) del mondo. Li censisce dal 2003, la società JiWire che ad oggi ne riporta 130mila in 130 paesi. Dalla pagina dedicata al nostro paese di scopre che ce ne sarebbero 2.602 con primato assoluto in Lombardia (434). A Londra sono più di duemila.

In questo mare di connessioni on the move particolare menzione merita il fenomeno delle “muni Wi-Fi” ossia gli hot spot gratuiti offerti dalle amministrazioni pubbliche che propongono connessioni a tempo ma anche illimitate all’aperto o zone pubbliche coperte. Su questo fronte, in America, si osserva un’agguerrita battaglia per assicurarsi il mercato della connettività senza fili delle comunità metropolitane. Un anno fa Google vinse la gara per offrire accesso gratuito ad alta velocità agli abitanti di San Francisco. Recente la contromossa di Microsoft che wifizza gratis la comunità di Portland nell’Oregon. Presto sulle loro orme, probabilmente anche Yahoo magari alleandosi con AT&T.

Anche in Italia sono ormai vari i comuni impegnati nel settore, nella convinzione che la connettività stia diventando un diritto dei cittadini al pari della rete idrica o della raccolta di rifiuti, che l’istituzione locale «deve» mettere a disposizione.

Quello che segue è solo un abbozzo di un inventario approssimativo, visto che numerose municipalità da Sulmona a Mantova, Rimini, hanno dei progetti sperimentali nel cassetto, e ogni mese sbocciano nuove iniziative. Per non dire poi delle «isole di connettività» gratuite disseminate sul territorio che abbiamo scelto di non censire perché la loro fruizione è limitata ad esempio, agli studenti o utenti iscritti, come la sala lettura del dipartimento di Storia dell’Università di Trieste o la biblioteca di Genzano.

Nella rassegna delle muni Wi-Fi, Roma si colloca in pool position tra le metropoli, con la più estesa zona wireless urbana, in linea con i più avanzati progetti di connettività diffusa qua e là dell’oceano, da Amsterdam a Philadelphia. Dopo la copertura di 4mila ettari di parco delle storiche ville Borghese, Ada, Torlonia e Paganini, sono aggiunti i maggiori i luoghi d’interesse archeologico e artistico. Entro i primi mesi dell’anno prossimo sarà coperto praticamente l’intero perimetro del centro storico, al quale si deve aggiungere dell’Auditorium e Parco della Musica inaugurata in occasione della Festa del Cinema.

Avviato il proprio browser Internet si procede alla registrazione che consente un’ora di connessione gratuita giornaliera. A differenza di quanto generalmente avviene altrove dove è richiesto presentarsi fisicamente presso uno sportello, a Roma l’autenticazione si effettua online. L’ostacolo dell’esibizione di un documento d’identità come previsto dal decreto anti-terrorismo Pisanu, viene aggirato fornendo un numero di cellulare valido dal quale si effettua entro 15 secondi dal login una chiamata anch’essa gratuita; un server verificherà la validità del contatto e avvierà la connessione dell’utente.

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11 Risposte a “I «punti caldi» della penisola”

  1. Vi è un typo: “pool position”, dovrebbe essere “pole position”. 🙂

  2. Alan said

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